Non solo torri e tortellini: la città di Bologna è
famosa anche per i suoi portici, che la “proteggono” per una lunghezza di 62
chilometri, di cui 42 nel solo centro storico. Una ricchezza unanimemente
riconosciuta, tanto che di recente proprio i portici del capoluogo felsineo
sono stati ufficialmente insigniti della “candidatura italiana alla Lista
del Patrimonio Mondiale Unesco”. Un grande e meritato
traguardo e un risultato di tutta la collettività. Nati nell’antichità per
offrire riparo dalla pioggia e come spazio per favorire la socialità, i portici
sono purtroppo oggi spesso vittime del degrado e di avvilenti scritte che ne
deturpano la bellezza. Che fare, dunque? Gioia Gardo, insegnante di lettere in
una scuola media cittadina, da oltre un anno ha lanciato un innovativo progetto,
“Bosco diffuso a Bologna”, che sta vivendo un vero e proprio boom, anche grazie
al tam tam garantito dai social.
La proposta è semplice quanto “rivoluzionaria”:
invitare ogni condominio o attività economica e commerciale ad adottare
ciascuno un arco di un portico, abbellendolo con un vaso o una pianta. Al
progetto hanno aderito anche le istituzioni, il Quartiere Saragozza in
particolare, amici, alunni e addetti ai lavori, a partire da numerosi vivaisti.
L’idea di Gioia Gardo è stata anche inserita tra le proposte che si potranno
votare, dal 16 novembre al 5 dicembre, per il “Bilancio
partecipativo del Comune di Bologna”.
“Chiunque può essere protagonista e
partecipe – spiega Gioia Gardo -. È sufficiente stilare una lista delle piante
adatte, con una predilezione per quelle che assorbono più anidride carbonica,
collocarle in modo da lasciare libero lo spazio al centro, pensare alla
manutenzione, magari costruendo pacchetti di interventi con cooperative e
volontari. In poco tempo la città avrebbe il suo bosco diffuso, con poca spesa
e molti vantaggi per tutti".
Giovanni Fulco è tra i coordinatori
attuali del progetto “Bosco diffuso a Bologna”. “Tanti i benefici che offre –
spiega -. Decoro, rivalutazione degli immobili delle aree interessate,
richiamo turistico, abbassamento della temperatura, riduzione dei gas di
scarico e il ricompattamento della cittadinanza rispetto a un progetto condiviso.
Stiamo dunque lavorando per ampliare ulteriormente il numero delle adesioni,
coinvolgendo sempre più proprietari, inquilini, esercenti, associazioni di
categoria, in accordo anche con i Quartieri e il Comune”.